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Progressi e innovazioni all’AOCN 2021

Neurodiem offre i punti salienti delle presentazioni e le opinioni di esperti del Congresso di neurologia di Asia e Oceania (Asian Oceanian Congress of Neurology, AOCN), un evento al contempo virtuale e dal vivo tenutosi a Taipei, Taiwan, dall’1 al 4 aprile 2021. Scoprite i principali progressi in termini di demenza, cefalea e altri argomenti di neurologia e fate clic sui link per vedere i riepiloghi della copertura giornaliera dell’evento da parte di Neurodiem.

 

Due relazioni in una stimolante sessione di apertura hanno guardato al futuro, predicendo le innovazioni nelle cure e identificando le difficoltà per i neurologi. Il Prof. Raad Shakir (Ex presidente della Federazione mondiale di neurologia [World Federation of Neurology], e Professore di neurologia presso il College imperiale di Londra [Imperial College London], Regno Unito) ha offerto la sua opinione sulla neurologia del 21° secolo, osservando che la pratica clinica continuerà a trasformarsi radicalmente.

I progressi negli studi genetici e sui biomarcatori trasformeranno sia la diagnosi che il trattamento di un’ampia gamma di condizioni, ha affermato, aggiungendo che una ricerca innovativa che utilizza gli organoidi cerebrali, organi in vitro che simulano l’attività cerebrale, potrebbe produrre importanti sviluppi nella comprensione e nelle cure.

 

“I risultati dell’espressione genica potrebbero portare a test diagnostici

e terapie completamente diverse da quelle attualmente utilizzate”
Prof. Raad Shakir

 

Sempre in questo contesto, il Prof. Beomseok Jeon (Presidente dell’Associazione di neurologia di Asia e Oceania [Asian Oceanian Association of Neurology] e Direttore medico del Centro per i disturbi del movimento [Movement Disorder Center] presso il Seoul National University Hospital, Corea del Sud) ha sottolineato che il giudizio clinico continuerà ad essere di vitale importanza al fine di garantire che i test e le terapie siano utilizzati in modo appropriato.

La sua relazione ha incluso la discussione dei dati sull’uso di pannelli di anticorpi nei disturbi del movimento, concludendo che: “I medici devono essere consapevoli che in assenza di altre caratteristiche dell’encefalite autoimmune, la positività agli anticorpi è di dubbia significatività clinica, fatto che sottolinea l’importanza del giudizio clinico”.

Demenza: Punti salienti dell’AOCN

All’AOCN 2021 sono emerse diverse nuove importanti informazioni su come prevedere e identificare il declino cognitivo e la demenza. In primo luogo, gli specialisti hanno riportato un modello predittivo in grado di identificare i pazienti con demenza precoce a più alto rischio di declino cognitivo rapido.

Hanno utilizzato una tecnica di modellazione della traiettoria utilizzando i dati di 204 pazienti con malattia di Alzheimer in fase iniziale e 23 pazienti con compromissione cognitiva lieve per identificare due gruppi: i soggetti con declino rapido e i soggetti con declino lento. Sono stati identificati tre predittori significativi del tasso di declino (vedere tabella).

 

Studio del modello predittivo del declino cognitivo

 

I due gruppi definivano:

  • soggetti con declino rapido: riduzione media di 5,4 punti nel punteggio MMSE [Mini-Mental State Examination (mini esame dello stato mentale)] entro 2 anni
  • Soggetti con declino lento: riduzione media di 1,2 punti nel punteggio MMSE entro 2 anni

 

Fattori significativi nel modello per classificare il tasso di declino:

  • punteggio MMSE al baseline
  • Punteggio totale delle attività strumentali quotidiane (Instrumental Activities Daily Living, IADL)
  • Stato dell’apolipoproteina E ε4 (ApoE-ε4)

 

Performance:

  • Area sotto la curva (Area Under the Curve, AUC): 85,3%
  • Sensibilità: 79,0%
  • Specificità: 73,1%
  • Precisione predittiva: 75,4%

 

 

Presentando i dati, il Dott. Yung-Shuan Lin (Istituto neurologico, Taipei Veterans General Hospital, Taiwan) ha affermato: “Proponiamo un modello predittivo che consiste di soli tre parametri, ovvero il punteggio MMSE al baseline, il punteggio IADL totale e lo stato di ApoE-ε4. Sono facili da comprendere e applicabili alla pratica clinica. Ci auguriamo che questo possa aiutare medici e pazienti a pianificare ulteriormente l’assistenza sanitaria”.

Nel frattempo, uno studio di diagnostica per immagini funzionale ha fatto nuova luce sulle variazioni precoci dell’attività e connettività cerebrale durante il declino cognitivo soggettivo (Subjective Cognitive Decline, SCD). La Dott.ssa Yi-Chia Wei (Chang Gung Memorial Hospital, Keelung, Taiwan) ha riportato i risultati della risonanza magnetica (RM) funzionale a riposo di 46 pazienti con SCD e 49 controlli, dimostrando che è possibile rilevare variazioni precoci nell’attività cerebrale intrinseca nel SCD.

La Dott.ssa Wei ha affermato: “Le correlazioni cliniche di connettività locale mostrano che i disturbi cognitivi soggettivi sono positivamente correlati alla connettività dinamica delle reti visive, uditive e di attenzione. L’ansia è positivamente correlata alla rete di attenzione ventrale”. Tali risultati potrebbero contribuire a condurre all’identificazione di biomarcatori precoci utili nella pratica futura.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI) come ausilio alle cure per la demenza, il futuro è ora, ha affermato il Prof. Li-Chen Fu (Centro nazionale dell’Università di Taiwan per l’intelligenza artificiale e la robotica avanzata [National Taiwan University Center of Artificial Intelligence and Advanced Robotics], Taipei, Taiwan). Ha passato in rassegna i progressi negli strumenti basati sull’AI che possono essere applicati alle cure per i pazienti anziani e per quelli affetti da demenza, tra cui

  • Monitoraggio wireless domestico, utilizzando sensori ambientali e indossabili
  • Compagni virtuali per combattere la solitudine e monitorare attività e comportamento
  • Screening della demenza, utilizzando approcci di deep learning per rilevare cambiamenti nei pattern di movimento e di linguaggio che possono essere segni precoci di compromissione funzionale

L’intelligenza artificiale può essere integrata

nel percorso assistenziale degli anziani”

Prof. Li-Chen Fu

 

Il Prof. Fu ha affermato: “L’AI può essere integrata nel percorso assistenziale degli anziani, dal tracciamento intelligente delle informazioni biometriche alla diagnosi precoce delle malattie. Le cure croniche individualizzate combinate con l’AI permettono di predire in maniera proattiva il rischio e l’insorgenza della malattia, offrendo la possibilità, con un intervento tempestivo, di migliorare la qualità della vita dei pazienti anziani”.

Un’altra forma di tecnologia innovativa applicata alla demenza è stata messa in evidenza alla conferenza: un test della memoria con realtà virtuale (Virtual Reality, VR). Alcuni neurologi hanno creato e testato un ambiente di un salotto virtuale fotorealistico, in cui gli utenti con VR potevano vedere degli oggetti che venivano nascosti e in seguito erano in grado di cercare gli oggetti nella stanza (ad esempio aprendo gli sportelli dei mobili). Agli utilizzatori, 16 con malattia di Alzheimer, 15 con compromissione cognitiva lieve amnesica (amnestic Mild Cognitive Impairment, aMCI) e 15 controlli, è stata somministrata una serie di cinque diversi test della memoria

Il Dott. Kim Ko Woon e colleghi (Jeonbuk National University Hospital, Jeonju e Centro medico Samsung [Samsung Medical Center], Seoul, Corea del Sud) hanno riportato che i controlli tendevano a eseguire i test in modo significativamente migliore rispetto ai soggetti con aMCI, che a loro volta hanno ottenuto prestazioni significativamente migliori rispetto ai soggetti con AD [Alzheimer’s Disease (malattia di Alzheimer (valori p <0,05 e <0,001): “È interessante notare che i risultati dell’analisi del percorso di movimento medio hanno mostrato che i partecipanti di controllo sono andati diretti verso il punto dell’obiettivo, mentre i pazienti con AD hanno vagato verso il punto dell’obiettivo mentre cercavano gli oggetti nascosti. Il test di memoria con VR sviluppato in questo studio, che ha incorporato la VR per sperimentare eventi della vita reale, dimostra di avere il potenziale per essere utilizzato come nuovo test di screening della memoria”.

Le sessioni sulla demenza hanno incluso anche una relazione su un potenziale biomarcatore anticorpale della funzione cognitiva in soggetti adulti non diabetici. La decarbossilasi dell’acido glutammico 65 (Glutamic Acid Decarboxylase 65, GAD65) è un enzima coinvolto nella sintesi di un neurotrasmettitore essenziale. Gli anticorpi (Antibodies) anti-GAD65 (GAD65Ab) sono comuni nei soggetti affetti da diabete (fino all’80% dei soggetti con diabete di tipo 1 a esordio giovanile).

 

“GAD65Ab è un fattore predittivo per il declino cognitivo

nella popolazione non diabetica di mezza età”

Dott. Tsai Chia-Kuang

 

Alcuni specialisti hanno condotto uno studio cross-sectional di 328 soggetti (età media 49 anni) volto a esaminare i legami tra i livelli di titolo di GAD65Ab e le prestazioni cognitive in soggetti adulti con diabete, prediabete e livelli glicemici normali.

Il Dott. Tsai Chia-Kuang (Tri-Service General Hospital, Centro medico della difesa nazionale [National Defense Medical Center], Taipei, Taiwan) e colleghi hanno scoperto che livelli più elevati erano associati a prestazioni significativamente inferiori nel test del tempo di reazione semplice (Simple Reaction Time Test, SRTT) e nel test di sostituzione simboli-cifre (Symbol-Digit Substitution Test, SDST), in generale: “Inoltre, GAD65Ab è risultato essere associato al declino cognitivo nei soggetti adulti con glicemia normale e prediabetici dopo aggiustamento per le covariate associate [p<0,05]. L’esistenza di GAD65Ab è un fattore predittivo del declino cognitivo nella popolazione non diabetica di mezza età”.

Bibliografia (demenza):

  • Lin Y-S, et al. Identifying cognitive trajectories and predicting rapid decline of cognitive function in early Alzheimer’s disease. AOCN 2021;B-9
  • Wei Y-C, et al. Local dynamic functional connectivity changes of subjective cognitive decline. AOCN 2021;B-36
  • Fu L-C. The application of AI-based technology in aging globe. AOCN 2021;Artificial Intelligence in Medicine session
  • Woon KK, et al. A virtual reality memory test for assessing visuospatial memory. AOCN 2021;B-46
  • Tsai C-K, et al. GAD65 antibody as a prospective biomarker for cognitive functioning in non-diabetic adults. AOCN 2021;B-1

 

Cefalea: Punti salienti dell’AOCN

L’emicrania e la cefalea sono state uno dei principali punti di attenzione della conferenza AOCN, che ha ospitato l’8a Conferenza regionale asiatica sulla cefalea (Asian Regional Conference of Headache, ARCH) nell’ambito del programma scientifico.

Il Prof. Tissa Wijeratne (Western Health, Melbourne, Australia) ha fornito ai partecipanti un aggiornamento sulle strategie terapeutiche attuali ed emergenti per la cefalea a grappolo (Cluster Headache, CH), che colpisce 1 persona su 1.000. È comunemente accompagnata da irrequietezza e spesso è scatenata dal consumo di alcol.

 

“Eccellenti opzioni terapeutiche emergenti

sono in arrivo [per la cefalea a grappolo]”

Prof. Tissa Wijeratne

 

Il Prof. Wijeratne ha evidenziato le diverse opzioni di trattamento nella fase acuta e nella fase di transizione e di prevenzione per ridurre la frequenza degli attacchi (vedere tabella). Ha poi discusso dei trattamenti emergenti che si stanno rivelando promettenti:

  • per la fase acuta, l’anticorpo monoclonale (monoclonal Antibody, mAb) anti-peptide correlato al gene della calcitonina (Calcitonin Gene-Related Peptide, CGRP) galcanezumab ha dimostrato di ridurre potenzialmente la frequenza degli attacchi di CH rispetto al placebo
  • Per la fase transizionale, le evidenze preliminari suggeriscono che blocchi di più nervi cranici possono funzionare quando il blocco del nervo grande occipitale (Greater Occipital Nerve Block, GONB) non funziona
  • Per la fase preventiva, la neurostimolazione del ganglio sfenopalatino è promettente, ma sono necessari ulteriori studi

 

Opzioni di trattamento per la cefalea a grappolo

 

Neurostimolazione in fase                              acuta, terapia con ossigeno, triptani

 

Blocco del nervo grande occipitale                    (greater occipital nerve block, GONB) nella fase di transizione, steroidi orali

 

Terapie preventive               con verapamil, topiramato, litio, melatonina, valproato, gabapentin

 

 

 

Il Prof. Wijeratne ha espresso un certo ottimismo nella sua presentazione, osservando che anche se “la CH è un disturbo da cefalea debilitante, ci sono ottime opzioni terapeutiche sintomatiche, e stanno per arrivare eccellenti opzioni terapeutiche”.

È stato inoltre riscontrato che il mAb anti-CGRP galcanezumab ha un potenziale nei pazienti con emicrania resistente al trattamento. Il Dott. David Garcia-Azorin (Ospedale clinico universitario di Valladolid, Spagna) ha presentato nuovi dati provenienti da una sperimentazione randomizzata volta a valutare le variazioni nella produttività e nell’attività lavorativa in 462 pazienti con emicrania episodica o cronica e insuccesso di 2-4 terapie precedenti.

Dopo 3 mesi, i pazienti trattati con galcanezumab hanno mostrato punteggi del Questionario sulla compromissione della produttività lavorativa e dell’attività (Work Productivity and Activity Impairment, WPAI) significativamente migliori rispetto ai pazienti trattati con placebo, per:

  • presenteismo (p=0,0004)
  • Compromissione complessiva del lavoro (p=0,0003)
  • Compromissione delle attività non lavorative (p<0,0001)

Il Dott. Garcia-Azorin ha affermato: “L’emicrania è associata a una riduzione della produttività lavorativa e alla compromissione dell’attività, che è ancora più alta tra i pazienti idonei alla terapia preventiva, ma che non hanno ricevuto alcun beneficio dalla precedente terapia preventiva”.

“In una popolazione di pazienti con emicrania episodica o cronica e un’anamnesi di molteplici insuccessi dei farmaci preventivi standard di cura per l’emicrania, galcanezumab è risultato superiore al placebo nel migliorare la produttività lavorativa, come dimostrato da riduzioni statisticamente significativamente maggiori nel presenteismo, nella compromissione complessiva del lavoro e nella compromissione dell’attività”.

Anche affrontare efficacemente le comorbidità nell’emicrania può migliorare notevolmente gli esiti e la qualità della vita, ha affermato il Prof. Chin-Sang Chung (Samsung Medical Center, Facoltà di medicina dell’Università di Sungkyunkwan [Sungkyunkwan University School of Medicine], Corea del Sud).

La sua presentazione ha evidenziato l’impatto delle comorbidità sui pazienti, incrementando significativamente il rischio di aumentare l’intensità e la frequenza del dolore da cefalea. Le comorbidità comuni che aumentano tale rischio (con odds-ratio che vanno da 1,37 a 3,79) includono insonnia, depressione, ansia, ulcera gastrica, problemi circolatori, allergie, epilessia, artrite, ipertensione, iperlipidemia, malattia renale e diabete.

 

“È molto importante educare il paziente affetto da emicrania

in merito al significato delle condizioni di comorbidità”

Prof. Chin-Sang Chung

 

Il Prof. Chung ha affermato: “Le comorbidità sono comuni nei pazienti con emicrania ed esercitano un impatto bidirezionale. Dobbiamo essere sicuri di rilevare e sottoporre a screening le comorbidità durante la valutazione del paziente con emicrania, in particolare in sede di prima visita”.  Ha affermato che è necessario utilizzare strategie terapeutiche simbiotiche, tenendo in considerazione sia l’emicrania che le condizioni di comorbidità, e prendere in considerazione la possibilità di utilizzare le strategie non farmacologiche in modo più attivo.

“È inoltre molto importante istruire il paziente a comprendere il significato delle condizioni di comorbidità nella gestione dell’emicrania e a conoscere i farmaci controindicati”.

Il tema delle comorbidità è stato affrontato in una presentazione di nuovi dati di un ampio studio sui fattori legati allo stile di vita e alle condizioni di comorbidità nei pazienti con emicrania. Il Dott. Yu-Kai Lin (Tri-Service General Hospital, National Defense Medical Center, Taipei, Taiwan) e colleghi hanno intervistato e valutato 1.257 pazienti con emicrania (età compresa tra 20 e 65 anni) che si recavano a una clinica in regime ambulatoriale per la cefalea a Taiwan e 496 controlli senza emicrania.

I pazienti con emicrania hanno evidenziato prevalenze significativamente maggiori (tutti p<0,05) di:

  • problemi di natura medica: malattia tiroidea, malattia peptica ulcerosa, prolasso della valvola mitrale
  • Problemi correlati a disturbi psichiatrici: depressione, ansia, insonnia, disturbi soggettivi della memoria
  • Problemi correlati al dolore: fibromialgia
  • Problemi di altro tipo: sindrome dell’intestino irritabile, sindrome da fatigue cronica, glaucoma

Inoltre, i pazienti affetti da emicrania con aura presentavano una prevalenza maggiore di tabagismo attuale rispetto ai controlli (15,5% rispetto a 11,5%, rispettivamente; p<0,05). Le analisi di sottogruppo hanno dimostrato che l’emicrania cronica, l’emicrania con aura e il sesso femminile erano associati a un numero maggiore di comorbidità significative rispetto all’emicrania episodica, all’emicrania senza aura e al sesso maschile, rispettivamente

Il Dott. Yu-Kai Lin ha affermato: “Il tabagismo attuale e le malattie correlate a problemi di natura medica, psichiatrica e al dolore sono risultate essere maggiormente prevalenti nei pazienti con emicrania rispetto ai controlli. Comprendere la relazione tra emicrania e malattie in comorbidità può migliorare le cure mediche e la qualità della vita”.

Il problema delle comorbidità – un argomento di tendenza alla AOCN – è stato ulteriormente analizzato con nuovi risultati su modelli condivisi di connettività funzionale cerebrale tra emicrania e insonnia. Il Dott. Fu-Chi Yang (Tri-Service General Hospital, National Defense Medical Center, Taipei, Taiwan) ha affermato che entrambe sono associate a disfunzioni nella rete in modalità predefinita (Default Mode Network, DMN) e ha riportato i risultati di uno studio volto a identificare i pattern funzionali alterati delle sottoreti DMN nella comorbidità di emicrania/insonnia.

 

“Le alterazioni nella connettività della sottorete DMN possono costituire

dei potenziali biomarcatori per la comorbidità di insonnia ed emicrania”

Dott. Fu-Chi Yang

 

Ha affermato che sono state osservate alterazioni della connettività funzionale condivisa nelle sottoreti della corteccia prefrontale dorsomediale e della corteccia posteromediale (Posteromedial Cortex, PMC), principalmente nei sistemi motori cerebrali e somatosensoriali. Inoltre, la connettività funzionale tra la PMC e la circonvoluzione post-centrale è risultata correlata alla durata dell’insonnia nei pazienti con emicrania e insonnia in comorbidità.

Il Dott. Yang ha affermato: “I nostri risultati suggeriscono che le alterazioni nella connettività della sottorete DMN e i suoi pattern condivisi di distribuzione regionale possono essere potenziali biomarcatori per la comorbidità di insonnia ed emicrania e sono associati in modo significativo alla patofisiologia della comorbidità tra i due disturbi”.

Bibliografia (cefalea):

  • Wijeratne T. Cluster headache: established and emerging treatments. AOCN 2021; sessione ARCH.
  • Garcia-Azorin D, et al. Changes in work productivity and interictal burden: results from randomized, double-blind study evaluating galcanezumab in adults with treatment-resistant migraine (CONQUER). AOCN 2021;H-21.
  • Chung C-S. Impact of comorbidity on the treatment and prognosis of headache disorders (migraine). AOCN 2021; sessione ARCH.
  • Lin Y-K, et al. Prevalence and association of lifestyle and medical-, psychiatric-, and pain-related comorbidities in patients with migraine. AOCN;H-4.
  • Yang F-C, et al. Shared patterns of brain functional connectivity for the comorbidity between migraine and insomnia. AOCN 2021;H-2.

 

Altri temi di neurologia: punti salienti dell’AOCN

Dall’AI in neuroradiologia, nell’ictus e nel morbo del Parkinson, all’impatto dell’uso di ipnotici/sedativi a lungo termine, vi è stata un’abbondanza di importanti questioni discusse all’AOCN 2021. Questa sezione finale della relazione include i commenti del Prof. Antony Dickenson (College universitario di Londra [University College London], Regno Unito), che ha identificato alcune delle presentazioni chiave:

La questione dell’AI, trattata nelle sessioni sulla demenza, è stata trattata anche in altri momenti della conferenza. Il Prof. Greg Zaharchuk (Università di Stanford [Stanford University], California, Stati Uniti) ha esaminato l’uso dell’AI e del deep learning in neuroradiologia, sottolineando che: “Gli approcci AI ci consentiranno di fare cose in neuroradiologia meglio di prima, ma anche cose completamente nuove e utili”.

 

“Predicendo il futuro, l’AI

consentirà un trattamento personalizzato”

Prof. Greg Zaharchuk

 

Ha citato miglioramenti nei tempi di scansione, risoluzione e sicurezza. Inoltre, può consentire la sintesi tra modalità diverse. Il flusso sanguigno cerebrale e la deposizione di amiloide vengono rilevati meglio mediante la diagnostica per immagini PET [Positron Emission Tomography (tomogramma ad emissione di positroni)], ma questo può essere difficile e costoso; l’AI migliora la capacità della RM di acquisire questi parametri in modo accurato. Ha così concluso il Prof. Zaharchuk. “Predicendo il futuro, l’IA consentirà un trattamento personalizzato”.

Il Prof. Dickenson ha commentato: “Il dott. Zaharchuk ha fornito una panoramica approfondita dei problemi che si concentrano sul deep learning che viene utilizzato per approfondire la progressione di un disturbo, non solo cercando di capire cosa sta succedendo ora, ma anche cosa potrebbe succedere dopo. I benefici dell’AI includono l’uso di dosi di radiazioni più basse e più sicure, scansioni più brevi e anche una migliore interpretazione dei dati, che fanno risparmiare tempo prezioso ai radiologi. Il punto importante sul fatto che l’AI potenzia la RM e quindi evita la necessità di PET per lo studio del flusso sanguigno e dei depositi di amiloide è stato ben trattato”.

Qual è il ruolo per l’AI nella cura dell’ictus acuto? Il Prof. David Liebeskind (Università della California [University of California] Los Angeles, Stati Uniti) ha affermato che il potenziale è ottimo, ma ci sono questioni importanti da affrontare e domande a cui rispondere. Nella sua presentazione all’AOCN, il Prof. Liebeskind ha affermato: “Dobbiamo essere in grado di utilizzare gli esami di imaging per determinare le opzioni migliori a livello di singolo paziente. Non trattiamo 20 pazienti contemporaneamente; in genere, trattiamo 1 paziente alla volta. Dobbiamo sapere come utilizzare al meglio queste informazioni per tradurle nella terapia più efficace per quel paziente”.

 

“Usare l’AI per ricavare maggiori informazioni da una scansione

può giocare un ruolo importante al fine di fornire un trattamento più personalizzato”

Prof. Antony Dickenson

 

Ha aggiunto: “Quali sono le informazioni più importanti in un caso di ictus acuto? È il sito di occlusione del vaso, il pattern di perfusione o qualche altra caratteristica? Gli approcci automatizzati possono darci risposte, ma la domanda più importante è se queste siano le risposte che vogliamo e che sono più informative”.

Il Prof. Dickenson ha commentato: “Il Dott. Liebeskind sottolinea alcune importanti avvertenze, come la necessità di evitare una semplificazione eccessiva, ma, analogamente al Dott. Zaharchuk nella presentazione precedente, indica che l’AI è in grado di fornire un trattamento più personalizzato per i pazienti. L’utilizzo dell’AI per ricavare maggiori informazioni da una scansione giocare un ruolo importante ai fini del raggiungimento di questo obiettivo. Infine, porre le domande giuste è fondamentale e la presentazione fornisce esempi di quali potrebbero essere le informazioni necessarie più importanti”.

Il Dott. Ming-Che Kuo (National Taiwan University Hospital, Taipei) ha fornito un’implementazione pratica dell’AI nel morbo del Parkinson (MP), descrivendo lo sviluppo e i test di una piattaforma portatile assistita dall’AI per contribuire a rilevare le alterazioni dell’andatura correlate al MP.

Il Dott. Kuo ha affermato: “Abbiamo sviluppato un analizzatore dell’andatura incentrato sul paziente che è intuitivo, portatile, economico e facile da usare. Consente le misurazioni quantitative delle caratteristiche e dei modelli di deambulazione come biomarcatore digitale di MP. La piattaforma DIGIPose può aiutare nello screening preclinico, nella valutazione in ambulatorio, nella sorveglianza a domicilio e nel monitoraggio a distanza, specialmente nell’era della pandemia di COVID-19”.

Il Dott. Kuo ha riportato che, rispetto ai controlli sani, i pazienti con MP presentavano lunghezza dell’andatura, larghezza dell’andatura e durata dell’andatura ridotte (tutti p<0,001). È stato sviluppato un algoritmo di predizione che potrebbe differenziare l’andatura dei pazienti con MP e quella dei controlli sani con elevata precisione di classificazione (0,73), punteggio f1 (0,71) e area sotto la curva (AUC: 0,76).

Il Prof. Dickenson ha commentato: “È fondamentale che i progressi nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi medici non rimangano unicamente in un contesto di ricerca. Il Dott. Kuo e colleghi hanno riportato di un dispositivo portatile che ha valutato i parametri dell’andatura e ha utilizzato algoritmi per predire l’andatura nei pazienti affetti da MP. L’uso di video di pazienti che camminavano sulla piattaforma ha mostrato un’elevata precisione e, naturalmente, ai tempi della COVID-19 [Corona Virus Disease-2019 (malattia da coronavirus 2019)], potrebbe essere davvero utile nella valutazione a distanza dei pazienti”.

Nel frattempo, il sequenziamento dell’intero genoma (Whole Genome Sequencing, WGS) basato su famiglia/trio è stato evidenziato come avente un ruolo importante da svolgere nella diagnosi genetica dell’epilessia. Il Dott. Yo-Tsen Liu (Istituto neurologico [Neurological Institute], Taipei Veterans General Hospital, Taiwan) ha riportato i dati di uno studio di WGS basato su famiglia/trio (tipicamente un trio di madre, padre e figlio).

Il WGS ha identificato l’eziologia genetica in 42 pazienti su 55 non imparentati con sospetta epilessia genetica (tasso di successo 76,4%), compresi sette pazienti con una variante patogena riportata e 35 pazienti portatori di una nuova variante patogena o probabilmente patogena. Il tasso di successo era massimo (82,4%) nel gruppo con epilessia a esordio precoce. Tra i 42 casi diagnosticati, sono state rilevate tre (7,1%) variazioni del numero di copie (Copy Number Variations, CNV).

 

“I nostri risultati supportano il potente ruolo del WGS basato su trio nella diagnosi genetica dell’epilessia”

Dott. Yo-Tsen Liu

 

Il Dott. Liu ha affermato: “I nostri risultati supportano il potente ruolo del WGS basato su trio nella diagnosi genetica dell’epilessia, in particolare nell’epilessia a esordio precoce. Si tratta inoltre del primo studio che riporta l’utilizzo di WGS nell’epilessia farmaco-resistente. Il WGS senza bias può scoprire un numero significativo di variazioni del numero di copie, come mostrato nella nostra coorte.

“In futuro, l’applicazione del WGS nella diagnosi clinica di epilessia avrà bisogno del supporto di epilettologi esperti e di informazioni cliniche complete, in modo da poter stabilire correlazioni cliniche molto buone tra genotipo e fenotipo. È importante anche accumulare dati genomici.”

Infine, una nuova ricerca presentata all’AOCN 2021 ha identificato ulteriori rischi di mortalità associati all’uso a lungo termine di ipnotici/sedativi in soggetti con sonno di breve o lunga durata. Il Dott. Yu Sun (En Chu Kong Hospital, New Taipei City, Taiwan) ha condiviso i risultati di uno studio che ha analizzato i dati di 484.916 soggetti adulti reclutati in un programma di screening sanitario da gennaio 1994 a dicembre 2011.

I risultati principali includevano:

  • I soggetti con durata del sonno estremamente breve (<4 ore; hazard ratio [HR] 1,36) o lunga (≥8 ore; HR 1,26) presentavano un rischio di mortalità aumentato del 30%, pari a un’aspettativa di vita ridotta di 3-4 anni, formando un’associazione a forma di U
  • L’aspettativa di vita degli utilizzatori di ipnotici/sedativi con durata del sonno estremamente breve, breve, media o lunga è risultata essere ridotta rispettivamente di 12,6, 6,7, 5,2 e 12,6 anni rispetto ai non utilizzatori con 6-7 ore di sonno

Il Dott. Sun ha affermato: “La gravità della vita persa negli utilizzatori di ipnotici/sedativi cronici è risultata essere sproporzionata rispetto ai benefici. Sono necessarie strategie per aumentare la consapevolezza pubblica del concetto dei danni indotti da questi farmaci”.

 

“I risultati sono notevoli,

lo studio è un potente ammonimento”

Prof. Antony Dickenson

 

Il Prof. Dickenson ha commentato: “Il Dott. Sun presenta i dati di uno studio con un numero enorme di partecipanti, quasi 0,5 milioni, in cui viene valutato l’impatto dell’uso prolungato di sedativi/ipnotici. I pazienti sono stati saggiamente suddivisi in gruppi in base alla durata del sonno e i risultati sono notevoli. Sono andati persi anni di aspettativa di vita, e ciò è risultato particolarmente affascinante nei soggetti con periodi di sonno estremamente brevi o lunghi, dove si poteva perdere più di un decennio.

“I meccanismi sottostanti di questa interazione non mi sono chiari, ma devono essere correlati alle azioni farmacologiche dei farmaci che interagiscono e aumentano il rischio all’interno di questi due gruppi, presumibilmente mediante un’ulteriore alterazione dell’architettura del sonno. I pazienti in questi gruppi possono naturalmente avere altri problemi di salute sottostanti, ma lo studio è un potente ammonimento”.

Bibliografia (altri temi di neurologia):

  • Zaharchuk G. Artificial intelligence in neuroradiology: current status and future directions. AOCN 2021; Sessione sull’intelligenza artificiale in medicina.
  • Liebeskind D. Incorporated artificial intelligence in acute stroke care. AOCN 2021; Sessione sull’intelligenza artificiale in medicina.
  • Kuo M-C, et al. Gait assessment of Parkinson disease by an AI-assisted 3D camera system. AOCN 2021;C-3.
  • Liu Y-T, et al. The contribution of whole genome sequencing to genetic diagnosis of epilepsy: the experience of a tertiary referral center in Taiwan. AOCN 2021;G-13.
  • Sun Y, et al. Hypnotics/sedatives users were associated with up to 8 years of shortening of life expectancy in a prospective cohort of 484,916 adults. AOCN 2021;N-7.